«In nome del progresso, l’uomo sta trasformando il mondo in un luogo fetido e velenoso (e questa è “tutt’altro che” un’immagine simbolica). Sta inquinando l’aria, l’acqua, il suolo, gli animali… e se stesso, al punto che è legittimo domandarsi se, fra un centinaio d’anni, sarà ancora possibile vivere sulla terra.» Erich Fromm

Foto.1. Disastro Petrolifero alle Mauritius
Sbagliando si impara, dice un antico e ricorrente detto. Eppure, sembra che questa formula non sia sempre valida, sopratutto quando si parla di danni all’ambiente. La nostra storia recente ha visto realizzarsi svariati disastri ambientali: dall’eclatante caso della centrale di Chernobyl alla petroliera Exxon Valdez, gli episodi tragici provocati dall’uomo che hanno colpito l’equilibrio del nostro Pianeta sono molti, troppi. La vicenda più recente è quella della nave giapponese Mv Wakashio, rimasta incagliata il 25 luglio su una barriera corallina nelle Mauritius. La nave, con a bordo 4.000 tonnellate di petrolio, ne ha riversate circa 1.000 nello splendido mare locale, minacciando la sopravvivenza delle specie marine lì presenti. Dopo giorni in cui è rimasta incagliata, la nave si è spezzata, rischiando di versare altre 90 tonnellate in mare.

Foto.2. I cittadini dell’isola che cercano di ripulire le acque.
La portata del disastro è enorme. La macchia di petrolio che soffoca il mare delle Mauritius è addirittura visibile dallo spazio. Tale disastro ambientale ha causato la morte di trentanove delfini e due balene, gli animali infatti sono stati trovati morti sulle spiagge di Mauritius.

Foto.3. Uno dei delfini trovati morti sulle spiagge dell’isola Mauritius
L’attività produttiva e commerciale è fondamentale per il sostentamento della nostra società. Nonostante questo, aprire una riflessione sul modo in cui produciamo e trasportiamo le merci è corretto. Iniziare a pensare ad un modo di fare impresa che non metta a rischio le zone più fragili del nostro Pianeta è doveroso. Se subissimo altri disastri come quello avvenuto alle Mauritius, perderemmo una parte rilevante del nostro ecosistema. Oltre che dal punto di vista ambientale, si configurerebbe un forte danno economico. Immaginiamo a che perdite dal punto di vista turistico subiremmo se del carburante si riversasse nelle nostre spiagge più belle che attraversano l’intero Stivale.
L’unico modo per evitare disastri simili è trovare fonti alternative di energia, in modo da ridurre il rischio che merci altamente inquinanti trasportate in queste grandi navi si riversino in mare.
In un mondo in cui ci approvvigioniamo di energia tramite pannelli fotovoltaici e simili, non avremmo le Mauritius in ginocchio col loro mare pieno di petrolio e gasolio. In secondo luogo, aree così belle e fragili del nostro Pianeta non dovrebbero essere attraversate da imbarcazioni che trasportano liquidi così pericolosi per l’equilibrio di quei territori. Riflettiamoci tutti e cerchiamo di capire che il progresso, se non va pari passo con la tutela ambientale, rischia di essere una minaccia per il nostro pianeta, i nostri mari e l’intera società.