Soulwaves è un brand nato in risposta ad un problema cruciale di questo secolo: il cambiamento climatico e l’inquinamento ambientale. Nello specifico vogliamo dimostrare che fare moda in maniera sostenibile è possibile. Infatti il settore della moda è una delle filiere produttive più inquinanti al mondo. Pensiamo che il 10% dell’inquinamento globale è causato dall’industria della moda. Un simile impatto ambientale non è più sostenibile. Per questo le imprese che si occupano di moda hanno il dovere etico di riconvertire la propria produzione in modo da diventare eco-friendly.

Fibre sintetiche, spreco e inquinamento d’acqua e gas serra: il nostro Pianeta soffre
Che cosa inquina della fabbricazione di prodotti riconducibili alla moda e all’abbigliamento? Innanzitutto la lavorazione delle fibre necessarie a creare i nostri indumenti, in particolare le fibre sintetiche quali poliestere, rayon, nylon, acrilico e simili. Queste sono derivate di composti petrolchimici. In sostanza sono plastiche riadattate, per composizione e altre caratteristiche, all’abbigliamento. La fast fashion ( di cui parleremo tra poco ) ha aumentato esponenzialmente la richiesta di prodotti realizzati con questi tessuti. Ad oggi più della metà della produzione nel settore della moda è dedicata al poliestere. Per questo motivo è fondamentale dare più importanza al riutilizzo di fibre naturali.
Produrre la quantità enorme di vestiti presenti nei negozi di tutto il mondo ci costa ben 1,7 miliardi di tonnellate di CO2 all’anno. Come se non bastasse si stima che le emissioni, invece di venire ridotte, aumenteranno. Le previsioni vedono un aumento delle emissioni di CO2 del 60% nei prossimi 12 anni. L’invasività di questo fenomeno si scontra con i limiti del nostro pianeta, come è limitata la quantità di acqua pulita disponibile nel mondo di cui l’industria della moda abusa eccessivamente. Le Nazioni Unite hanno stimato che tra l’80% e il 90% dell’acqua impiegata in questa filiera produttiva viene reimmessa nel sistema senza che ne sia verificato lo stato di salute. L’acqua usata da queste grandi multinazionali contiene un’alta quantità di microplastiche, pericolosissime per l’equilibrio dei nostri mari ed oceani. Analizzando un campione d’acqua se ne è evinto che il 35% delle microplastiche presenti nell’acqua deriva dall’industria tessile e della moda. Oltre all’inquinamento dell’acqua, l’utilizzo della stessa è eccessivo. Produrre un paio di jeans richiede ben 3.800 litri d’acqua. Non possiamo permettercelo.

Il costo sociale e ambientale della fast fashion
La verità è che non abbiamo bisogno di così tanti vestiti. A tutti è capitato di comprare una maglietta, un pantalone o un altro capo d’abbigliamento perché economico per poi lasciarlo nell’armadio per anni senza mai indossarlo o indossandolo solo un paio di volte. Il destino di questi indumenti è la spazzatura. Il destino di questi indumenti è diventare un rifiuto dannoso per l’ecosistema. Questo fenomeno, chiamato fast fashion ( o moda usa e getta ), ha subito un rapido incremento negli ultimi anni abituandoci a poter pagare una t-shirt meno di un panino. Anche in questo caso il prezzo così basso di questi vestiti ha un costo in termini di inquinamento e di diritti umani. In termini di inquinamento abbiamo visto che la fast fashion contribuisce all’aumento della CO2 nell’atmosfera, allo spreco e all’inquinamento di acqua, alla diffusione delle microplastiche. In termini di diritti umani, invece, a farne le spese sono lavoratori, spesso donne e bambini. È ormai ben noto che diverse case di moda fanno affidamento su lavoratori residenti in paesi sottosviluppati per ridurre i costi della manodopera. Il risultato è che una massa oceanica di persone lavorano 12 o più ore al giorno per uno stipendio medio di 200€ al mese. La nostra t-shirt da 5€ non vale la loro schiavitù.

Cambiamo le nostre abitudini
La soluzione a questo problema dev’essere prima di tutto culturale. Dobbiamo ripensare il nostro modo di vestirci e di vedere la moda. Dobbiamo abbandonare il concetto di fast fashion per abbracciare la “ slow fashion “, acquistando meno capi di maggiore qualità che rimarranno nei nostri armadi per molto più tempo. Riducendo la domanda di moda usa e getta costringeremmo le case di moda a rivedere le loro strategie, rendendole più sostenibili. Le aziende devono, poi, abituarsi all’utilizzo di tessuti riciclabili.
Soulwaves ha questo obiettivo: rendere la moda sostenibile e rispettosa dell’ambiente. I nostri prodotti, realizzati con materiali organici, riducono le emissioni di CO2, prodotti chimici e pesticidi e limitano l’utilizzo d’acqua. Allo stesso modo il nostro nuovo packaging, nato dalla riconversione di accessori artigianali derivanti dalle vele di barche e kitesurf, veicola lo stesso messaggio: non c’è nulla che valga la pena di sprecare. Infine le grafiche che trovate sui nostri prodotti sono un vero e proprio messaggio etico da indossare e raccontare.
Cambiando le nostre abitudini possiamo lanciare un segnale forte alle case di moda: fare vestiti belli e utili può e anzi deve essere fatto rispettando l’ambiente.