Siamo entrati in una nuova era geologica, quella dell’Antropocene, una fase senza precedenti che rende obsoleto il concetto di “cambiamento climatico” e porta a discutere di “cambiamento globale”. La scelta etimologica di questo termine mira ad evidenziare la centralità delle azioni umane quale agente principale di trasformazione dell’ambiente, in grado di modificare gli equilibri ecologici in modo irreversibile.

In questo scenario è facile notare come l’etica, la responsabilità e la sostenibilità negli ultimi tempi siano diventati valori fondamentali per i progettisti di oggi e le principali leve d’acquisto per i consumatori, specialmente per i giovani, sempre più consapevoli di quanto possano incidere le nostre scelte quotidiane sulla crisi climatica, e il corso di Creative & Fashion LAB, tenuto dalla dott.ssa Francesca Bonotto – che ha unito la creatività di ragazzə talentosə per sensibilizzare su questo tema importante nell’ambito moda – ne è la dimostrazione.

Gli studenti del Campus IUSVE di Mestre dell’Area di Comunicazione ed educazione, nel corso del laboratorio creativo sulla comunicazione di moda, hanno collaborato con il team Soulwaves alla realizzazione di un project work rispondendo alla domanda “Come si comunica la sostenibilità nella moda?”, elaborando la risposta sottoforma di un’immagine, una forma, una scritta, un logo o un simbolo per il design di una t-shirt etica e sostenibile per Soulwaves.

 

Con uno sguardo positivo verso il futuro della moda che percorre con rispetto il nostro presente, il corso di Creative & Fashion Lab ha dato spazio ad esperienze e collaborazioni per mostrare ai ragazzi che la moda non è semplicemente vestirsi ma può avere significati ulteriori ed è compito (anche) del comunicatore saper valorizzare le persone, i rapporti umani e le connessioni virtuose che possono fare di questo settore una motrice importante del cambiamento.

Di seguito una selezione dei lavori meravigliosi realizzati dagli studenti per Soulwaves:

© Alessia Fanziolo – lavoro realizzato per il corso di Creative & Fashion Lab

Alessia Fanziolo ha proposto la realizzazione di t-shirt in collaborazione con la piattaforma online Treedom con una grafica dinamica, che varia a seconda della tipologia di albero adottato (ad esempio avocado, caffè, baobab, ecc.). All’acquisto di una t-shirt Soulwaves Alessia propone di inviare un codice sconto per piantare l’albero ad essa legato oppure, al contrario, ricevere una t-shirt all’acquisto dell’albero sulla piattaforma. L’obiettivo è contribuire a produrre benefici ambientali, sociali ed economici: assorbire CO2 a livello globale, tutelare la biodiversità, contrastare l’erosione del suolo, la desertificazione (…) e al contempo promuovere una moda più etica e responsabile. 


La studentessa Flora Zorzi invece ha posto l’accento su una specie animale in via d’estinzione, la giraffa, proponendo il claim Save habitat: “sono i giganti buoni della savana e ci insegnano a vivere con la testa tra le nuvole e i piedi per terra… piedi che ora devono correre più veloce del bracconaggio, dei cambiamenti climatici, della loro stessa estinzione”, sottolinea Flora.

© Flora Zorzi – lavoro realizzato per il corso di Creative & Fashion Lab

Poi ci sono gli studenti che hanno puntato sul valore delle parole, come Francesca Perin che per le t- shirt Soulwaves ha ideato la frase “Let’s make a new plan(et)” per invitare tutti ad assumere uno stile di vita più sostenibile, o come Rebecca Petrin che ha proposto una maglietta minimale, con una grafica di sola tipografia, per renderla potenzialmente utilizzabile in qualsiasi contesto e da chiunque. Il claim “make me last forever”, pensato da Rebecca, invita le persone ad avere cura del prodotto, ed eventualmente, nel caso in cui si decidesse di non utilizzarlo più, donarlo a qualcun altro. Il concept è quindi legato al tema del riutilizzo, evidenziato anche dall’etichetta.

© Rebecca Petrin – lavoro realizzato per il corso di Creative & Fashion Lab

C’è poi chi ha scelto un approccio più emozionale nel comunicare la sostenibilità nella moda, come Caterina Bellomo con la sua notte stellata disegnata da una bambina di 6 anni; Chiara Casagrande con il suo concetto di circolarità espresso con l’Uroboro; e c’è chi invece ha scelto una comunicazione più diretta, come Margherita Tortora.

© Margherita Tortora – lavoro realizzato per il corso di Creative & Fashion Lab

Il concept di Margherita punta su una presa di coscienza nelle persone, con la speranza che il consumatore si ponga più domande e che le aziende inizino ad essere più responsabili. La grafica realizzata dalla studentessa utilizza i principi della Gestalt per veicolare i diversi significati

La collaborazione con il corso di Creative & Fashion Lab ci ha mostrato come, in un pianeta dalle risorse limitate, sia necessario approcciarsi ad un nuovo modello di crescita, inteso come un sistema di interrelazioni complesse, con l’obiettivo di sviluppare una comune cultura di reciprocità, di piacere visivo e di benessere. L’approccio ritmico seguito nel corso di questo lavoro è una risposta al desiderio di strategie incentrate sulle persone nelle quali i tempi di utilizzo, acquisto, progettazione e vendita rispettino e collaborino con i ritmi più lenti dell’intera collettività e della natura. E proprio questo diverso orientamento al design può aumentarne il valore e la meraviglia, oltre a favorire un utilizzo consapevole delle risorse. Nella progettazione orientata alla sostenibilità, la produzione artigianale risponde in modo sempre più efficiente alle richieste di un mercato che deve riformulare i valori che il prodotto di serie non può più soddisfare. Ecco come nell’era delle Antropocene la fantasia, la determinazione, il virtuosismo, ma anche la magia di creare bellezza ed emozione divengono gli ingredienti per coltivare il talento del designer. Diventa dunque legittimo ritenere che nel ri-posizionare i soggetti della produzione (chi ha l’idea, chi la disegna, chi la realizza, con che materiali, come la produce…) si dia al contempo un nuovo significato alle cose che si fanno, di qualunque tipologia esse siano, andando oltre la logica del profitto ed investendo sfere molto più profonde per la stessa natura umana.

Il project work realizzato per il corso di Creative & Fashion Lab con Soulwaves ha evidenziato come il progetto non possa più essere inteso come un atto univoco ma, al contrario, sia l’insieme di più attori che collaborano ad un’attività orientata verso obiettivi specifici. Da questo punto di vista E. Mari ha evidenziato che il progettista è come il buon contadino, il quale «pianta un bosco di castagni di cui sa bene che non potrà godere del legname né dei frutti, né del fresco, mentre tutto questo sarà possibile ai suoi nipoti […]. Il buon progettista, come il buon contadino, è quello capace di pensare anche a bisogni “altri” […]», pertanto, in questo senso si può dire che un progetto è buono se induce la gente a cambiare i propri comportamenti. Si può ritenere il project work in questione, composto dai suoi attori, dai relativi metodi e strumenti, inserito nella complessità dei sistemi ambientali, sociali, culturali ed economici, come un progetto a sua volta complesso che genera e rigenera continuamente se stesso poiché il design, nella sua pratica riflessiva, nutre la teoria e viceversa in un costante scambio di conoscenza.

Il team Soulwaves ringrazia la dott.ssa Francesca Bonotto e tutti gli studenti che hanno preso parte a questo fantastico percorso.